La tecnica della pittura a gran fuoco

Con questa tecnica sono state realizzate nei secoli le grandi vetrate istoriate delle chiese, ma non è stato questo l'unico campo di applicazione della pittura a gran fuoco: l’abilità nell’impiego dei pigmenti si è sempre più perfezionata nel tempo consentendo di realizzare anche miniature e piccoli chef d’oeuvres da vedere da vicino, diffusi anche e soprattutto in ambienti domestici. Questo percorso di ricerca e sperimentazione ha raggiunto il suo apice nella vasta produzione del XIX secolo. Gli artisti di quell'epoca raggiunsero risultati insuperabili dal punto di vista tecnico nell’uso degli smalti policromi, ma nel far questo a volte si perse di vista la bellezza del vetro (con le sue variegate trasparenze ed i colori intensi e profondi già fusi nella pasta vitrea).

Nel secolo appena concluso, invece, sono state intraprese vie del tutto opposte e se il vetro - come veicolo per l’ espressione artistica già di per sè significativo - è stato completamente recuperato, la tecnica della pittura a gran fuoco ha passato momenti difficili. Sembrava perdersi, senza più scuole di formazione, poi qualcosa ha iniziato a muoversi ed oggi c'è un rinnovato interesse per la pittura a grisaglia .

Quanto a noi, l'idea di realizzare i manufatti che fanno parte delle Cataloghi l'abbiamo avuta osservando le formelle con "Storie di S. Bruno" appartenenti alle vetrate di Paolo di Brondo e Gualtieri di Fiandra che si trovano nella Certosa del Galluzzo a Firenze: hanno solo grisaglia bruna, finemente tratteggiata, con qualche pennellata di giallo d’argento, su vetro soffiato a bocca, trasparente e incolore.

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